SIRIA: NOTIZIE DA UNA TERRA MARTORIATA
01 March 2015
Da Aleppo
Qui ad Aleppo si continua a cercare di vivere nonostante tutte le difficoltà: guerra, mancanza di sicurezza, crisi economica, mancanza delle cose essenziali della vita che per la popolazione della città sono diventate un lusso.
Negli ultimi 3 mesi abbiamo cercato di vivere tutti gli eventi importanti. abbiamo celebrato il Santo Natale con la santa messa non nella notte, ma alle ore 17.00 a causa dell'insicurezza. Comunque, malgrado i rischi, hanno partecipato tanti fedeli.
Portiamo avanti le nostre attività regolari: catechismo, attività delle associazioni, incontri formativi per gli universitari, sport, giochi, ecc.
Ogni venerdì frequentano gli incontri di catechismo circa 300 ragazzi e ragazze, dalle elementari fino alla scuola superiore. Ultimamente sono cresciuti di numero: la zona del nostro oratorio finora è abbastanza sicura rispetto ad altri centri giovanili parrocchiali. Ciò non toglie che una settimana fa è stata colpita da cinque colpi di mortaio. Tre di essi sono caduti a una distanza di meno di 50 metri dal portone della scuola, causando la morte di 9 civili, di cui 4 studenti, e oltre 35 feriti.
Il 31 gennaio, festa liturgica di San Giovanni Bosco, abbiamo celebrato una messa con tutto il clero della città di Aleppo, circa 90 persone. La santa messa è stata seguita da un pranzo in un clima di gioia e fraternità. Il giorno seguente, 1 febbraio, abbiamo celebrato la messa con i nostri oratoriani, i loro genitori e vari membri della famiglia salesiana (cooperatori, exalievi, collaboratori). Avevamo previsto la partecipazione di circa 800 persone, ma ne sono arrivate circa 1200!
Oltre alle attività dell'oratorio e il lavoro educativo, continuiamo tutt’ora a consegnare gli aiuti ai giovani, ai ragazzi e alle famiglie bisognose, con la distribuzione dei sacchi di viveri, di aiuti economici e borse studio.
Il problema di Aleppo è che tutti i cittadini indistintamente, al di là di qualsiasi differenza di sesso, colore, religione ed età, sono colpiti continuamente da questi terribili colpi di mortaio, o da missili o bombe. Diciamo questo per sottolineare che tutti i cittadini di Aleppo sono sotto la mira del fuoco, e non si può dire che esiste una zona sicura o lontana dalla guerra, anche se la città è ancora raggiungibile; ma al costo di correre tanti rischi e pericoli.
Ormai stiamo per entrare nel 5° anno di questo maledetto conflitto che non ha risparmiato nessuno: anziani, adulti, ragazzi, bimbi, civili, militari, religiosi, preti, vescovi. È ovvio capire che una simile situazione scoraggi tantissimi, spingendoli ad lasciare il Paese per rifarsi una vita e un futuro. Infatti non si intravvede una fine vicina o una soluzione che risparmi il sangue dei civili e salvi il popolo.
Con tutte queste difficoltà, potrebbe sembrarvi che la nostra speranza si stia esaurendo. Ma i giovani che sono rimasti ad Aleppo continuano la loro vita con tanta forza e coraggio e voglia di vivere. Continuano ad andare all’università, a studiare, a venire all’oratorio, dando una mano nelle varie attività, siano essi nostri oratoriani, o giovani delle altre chiese. Così la loro presenza ci infonde coraggio e forza per poter andare avanti.
Da Damasco
Nel mese di settembre 2014, l’anno scolastico è iniziato in un clima di relativa calma e tranquillità. Anche le varie attività oratoriane si sono svolte nella quasi normalità. Sono molti bambini e giovani che frequentano i nostri ambienti, oltre 500.
Anche nel periodo natalizio il nostro Centro Giovanile ha vissuto un clima di serenità e di attività, preparando le festività.
La vigilia del Santo Natale, alle 19.30, è iniziata stata la solenne celebrazione eucaristica, presieduta dal Consigliere della Nunziatura Apostolica, mons. Thomas. La celebrazione è stata molto sentita e partecipata, sia per il clima di profonda preghiera, sia per i canti e anche per la presentazione dei doni offerti dai pastori alla santa Famiglia, rappresentata come presepio vivente.
Purtroppo invece, l’anno civile 2015 è iniziato in un clima di vera guerra. I giorni 30,31 gennaio e 1 febbraio sono stati segnati da intensi bombardamenti, seguiti da forti nevicate che, in qualche modo, hanno ostacolato o addirittura bloccato la "pioggia" di razzi e missili lanciati sopra Damasco. Anche il convento dei francescani situato nell’antico quartiere cristiano di Bab Tuma è stato danneggiato. Conseguentemente, alcune attività tradizionali, programmate per il mese di Don Bosco, sono state ostacolate, ma non completamente.
A tutti gli oratoriani e oratoriane è stato donato anche un bel paio di pantaloni sportivi invernali, di un panno morbido, caldo e molto consistente: il dono è stato molto gradito da tutti anche per ripararsi dall’intenso freddo causato dalle nevicate.
Giovedì 5 febbraio, alle 7.30, almeno 45 missili si sono abbattuti su vari quartieri della città, compreso Salhieh, nelle vicinanze del nostro Centro Giovanile. Molti i feriti dalle schegge che si diramano in tutte le direzioni. Anche all’Ospedale Italiano arrivavano alcune ambulanze portando i feriti del nostro quartiere.
Quanto all’attività caritativa, continuiamo a distribuire aiuti economici a tanti ragazzi e alle loro famiglie, assicurando loro le cose essenziali.
Recentemente anche i cristiani Assiri della Siria presenti nel nord est si sono rifugiati nelle città di Al Hasakah e Qamishli, vicine e più sicure, dopo l’attuale attacco di ISIS in tanti villaggi cristiani lungo il fiume Khabur, dove hanno ucciso e rapito tanti cristiani. Tante persone sono scappate senza niente, alcuni erano persino a piedi nudi. Si tratta di un crimine contro l’umanità e particolarmente contro il popolo assiro. Stanno distruggendo la civiltà e la gloriosa storia della Siria, e la convivenza tra cristiani e musulmani.
Noi salesiani in Siria, ringraziamo tutti i nostri benefattori, e condividiamo con voi la nostra situazione attuale e missione apostolica tra la gente e tra i giovani, e invochiamo con voi il Signore, affinché il cammino quaresimale ci aiuti a vivere una vera conversione, che ci porti alla riconciliazione e alla pace.
Vi chiediamo di starci vicini nella preghiera. Abbiamo somma fiducia nella forza della preghiera, ricordando come due anni fa il Papa ha invitato tutto il mondo a pregare e a digiunare per fermare l’intervento militare contro la Siria. Anche oggi abbiamo immensa fiducia che la forza della preghiera possa porre termine a questo incubo. Questa è la speranza di tutti i siriani che "sognano di dormire e di svegliarsi, e infine vedere che tutto questo era soltanto un brutto sogno."